Cronaca
«Turni più lunghi di quelli effettivi». Assolti tre carabinieri in servizio a Modugno
Erano accusati, fra gli altri, di truffa militare pluriaggravata continuata in concorso. L'assoluzione davanti al Tribunale dopo 4 anni
Modugno - giovedì 10 ottobre 2024
18.06
Erano accusati, in concorso, «di aver posto artifici e raggiri, in più occasioni (dal 2018 al 2019), consistiti nel riportare sul memoriale del servizio e sugli ordini di servizio - è scritto - orari dilatati rispetto a quelli realmente effettuati e nel comunicare per il pagamento alle superiori gerarchie dati non corrispondenti al vero».
Era una accusa pesante quella che hanno dovuto subire un luogotenente (N.S.), un maresciallo maggiore (R.d.L.) ed un brigadiere (R.D.S.) dell'Arma, in passato alla Compagnia di Modugno, accusati di truffa militare pluriaggravata continuata in concorso e di violata consegna pluriaggravata in concorso. Ma martedì, dopo oltre quattro anni, sono stati assolti «perché il fatto non sussiste» secondo il Tribunale Militare di Napoli in composizione collegiale (presidente Filippo Verrone).
Le indagini, condotte dal comandante dell'epoca, il capitano Corrado Quarta, avevano portato al rinvio a giudizio dei militari. Tuttavia nel corso del dibattimento i sottufficiali, assistiti dall'avvocato Antonio La Scala, «hanno dimostrato che con riferimento alla natura e alla tipologia dei compiti svolti le presunte incongruenze emerse dall'incrocio dei dati ricavati dalle celle telefoniche e le scritture di servizio erano ampiamente giustificate dalla quantità e dalla qualità del lavoro svolto».
In particolare, il reparto di cui il luogotenente era responsabile (il Norm di Modugno), come ravvisa il Tribunale, era stato creato essenzialmente allo svolgimento dell'attività investigativa. È stato evidenziato, inoltre, «che la specificità dell'incarico ricoperto consentiva di avere un'ampia discrezionalità e flessibilità nel gestire l'orario di servizio nel senso che, a seconda delle esigenze militari, poteva svolgerlo in qualsiasi fascia oraria, rispettando le 6 ore giornaliere e le 36 settimanali».
Di fatto, dunque, «il luogotenente responsabile del servizio operativo aveva un'ampia autonomia di organizzazione degli orari e delle attività da svolgere, ma ciò non lo esonerava dagli obblighi di documentare e di rendicontare le attività svolte, cosa che faceva giornalmente trasmettendo gli atti al proprio diretto superiore dell'epoca, come quest'ultimo ha asserito». Numerose, poi, le operazioni condotte dai tre imputati contro la criminalità organizzata del barese e del nord barese.
Per cui, secondo il Tribunale, «la pur riferita superficialità nella tenuta delle scritture di servizio non valgono di per sé a dimostrare la sussistenza delle contestate condotte fraudolente qualora non sia acquisita la prova dell'estraneità al servizio delle attività. Le stesse considerazioni sono valse per gli altri due sottufficiali».
Era una accusa pesante quella che hanno dovuto subire un luogotenente (N.S.), un maresciallo maggiore (R.d.L.) ed un brigadiere (R.D.S.) dell'Arma, in passato alla Compagnia di Modugno, accusati di truffa militare pluriaggravata continuata in concorso e di violata consegna pluriaggravata in concorso. Ma martedì, dopo oltre quattro anni, sono stati assolti «perché il fatto non sussiste» secondo il Tribunale Militare di Napoli in composizione collegiale (presidente Filippo Verrone).
Le indagini, condotte dal comandante dell'epoca, il capitano Corrado Quarta, avevano portato al rinvio a giudizio dei militari. Tuttavia nel corso del dibattimento i sottufficiali, assistiti dall'avvocato Antonio La Scala, «hanno dimostrato che con riferimento alla natura e alla tipologia dei compiti svolti le presunte incongruenze emerse dall'incrocio dei dati ricavati dalle celle telefoniche e le scritture di servizio erano ampiamente giustificate dalla quantità e dalla qualità del lavoro svolto».
In particolare, il reparto di cui il luogotenente era responsabile (il Norm di Modugno), come ravvisa il Tribunale, era stato creato essenzialmente allo svolgimento dell'attività investigativa. È stato evidenziato, inoltre, «che la specificità dell'incarico ricoperto consentiva di avere un'ampia discrezionalità e flessibilità nel gestire l'orario di servizio nel senso che, a seconda delle esigenze militari, poteva svolgerlo in qualsiasi fascia oraria, rispettando le 6 ore giornaliere e le 36 settimanali».
Di fatto, dunque, «il luogotenente responsabile del servizio operativo aveva un'ampia autonomia di organizzazione degli orari e delle attività da svolgere, ma ciò non lo esonerava dagli obblighi di documentare e di rendicontare le attività svolte, cosa che faceva giornalmente trasmettendo gli atti al proprio diretto superiore dell'epoca, come quest'ultimo ha asserito». Numerose, poi, le operazioni condotte dai tre imputati contro la criminalità organizzata del barese e del nord barese.
Per cui, secondo il Tribunale, «la pur riferita superficialità nella tenuta delle scritture di servizio non valgono di per sé a dimostrare la sussistenza delle contestate condotte fraudolente qualora non sia acquisita la prova dell'estraneità al servizio delle attività. Le stesse considerazioni sono valse per gli altri due sottufficiali».